diventare genitori è un gioco da ragazzi

Ispirato e alimentato dall'omonimo Gruppo Facebook

Inizio di asilo e materna: cosa dobbiamo sapere noi genitori?

24 agosto 2015


 

La mia bimba ha iniziato il nido – privato - a sei mesi. Andava due volte in settimana, dalle 9 alle 16, e per me erano ore vitali per riprendere il lavoro in maniera graduale, ma decisa.

La libera professione, si sa, non lascia molto spazio alla maternità… avevo già ripreso il lavoro a pizzichi e bocconi, ma serviva avere più tempo a disposizione, senza interruzioni continue e distrazioni.

E – lo ammetto – in sottofondo c’era anche la voglia di iniziare a ritrovare un po’ di equilibrio fra i miei ruoli di mamma e donna.

Abbiamo comunque sempre visto il nido come un luogo di crescita e di socializzazione, mai un parcheggio obbligato dove costringere nostra figlia a stare per mancanza di alternative.
Tant’è che, l’anno successivo Mati ha iniziato a frequentare il nido – stavolta pubblico – tutti i giorni, fermandosi spesso fino all’ultimo minuto.

Ho avuto da subito piena fiducia nelle educatrici che ho incontrato. Ma non posso dire sia stato semplice: ogni mattina, al momento di chiudere  la porta alle mie spalle, sentivo la piccola piangere. E ogni giorno, al momento di portarla via, era una lotta per farla smettere di giocare!

Mi tranquillizzava, però, vederla serena, felice con i suoi amici e adorante nei confronti della “sua” Nadia e delle altre splendide persone che si prendevano cura di lei giorno dopo giorno.
E mi riempiva di gioia vedere come imparasse mille cose, stimolata da attività e sperimentazioni che io mai avrei saputo offrirle a casa.

L’ingresso alla materna non è stato meno emozionante: vero che avevamo già due anni di esperienza in una scuola, e che Matilde era quindi abituata a stare in compagnia  di altri bimbi e adulti, ma il passaggio ad una diversa fase, meno ovattata e protetta – seppure sempre accompagnata da persone straordinarie come sono state le sue maestre Lucia e Adelina, e tutte le altre – è stato inizialmente impattante.

Anche qui abbiamo “subìto” pianti mattutini distribuiti a fasi alterne in tutto il triennio, accompagnati da poca voglia di andarsene al pomeriggio. E ancora, a tranquillizzarmi, era vedere come lei restasse una bimba serena, e quante meravigliose esperienze facesse nella sua scuola.

Quale che sia il vostro approccio a questo momento topico per la famiglia, potrà forse essere di aiuto avere un’idea della situazione da un diverso punto di vista: quello di un’educatrice di nido e quello di una maestra di scuola materna, sulla parte più importante e complessa della nuova avventura scolastica dei vostri bambini: l’ambientamento (inserimento).

 


NIDO – Nadia Leonardelli – nostra splendida educatrice al nido Rodari – Trento (e ora amica)

Indubbiamente si tratta di un momento di enorme importanza per i piccoli, che hanno modo di allargare le loro relazioni, fino a quel momento quasi esclusivamente dirette ai soli genitori.

E quello delle educatrici, durante l’ambientamento, è un ruolo fondamentale: non sono solo il riferimento per i bimbi, ma si occupano di predisporre la stanza nel modo più consono, pensando gli spazi in base ai nuovi arrivati, e ponendo grande attenzione sulle coppie bambino – genitore.
“Perché il rapporto di fiducia va costruito in entrambe le direzioni: i genitori devono sapere che l’educatore non si sostituirà a loro, ma offrirà ai bambini l’occasione per crescere e ampliare il loro sviluppo emotivo” dice Nadia.

Nei primi giorni, per aiutare il bambino a gestire al meglio la situazione, da qualche anno è stato introdotto il “distacco attivo”: se prima tutti i genitori erano invitati a lasciare la stanza contemporaneamente, ora sono mamma o papà a decidere quando allontanarsi  - nell’arco di circa mezz’ora – in base all’atteggiamento del bambino.

Le educatrici in questo momento tanto delicato, devono essere centri di interesse, proponendo ai bambini i giochi più adatti che decideranno anche grazie ai colloqui con mamme e papà, cercando di avvicinarsi alle modalità a cui il bambino è abituato a casa.

Una delle domande più gettonate: come ci si allontana dalla stanza?

“Per molti genitori è difficile, e preferirebbero andarsene nel momento in cui vedono il proprio bambino impegnato in altre attività. Ma è invece necessario che i piccoli capiscano che mamma e papà stanno andando via per poi tornare. I genitori devono quindi verbalizzare il loro allontanamento, salutando il bambino.”

E molti bambini – a questo punto – piangono. "È normale: si tratta di un pianto di protesta, dato dall’elaborazione della situazione da parte del bambino dopo mesi di rapporto privilegiato con mamma e papà.
Ma è anche un pianto che, solitamente, smette subito."

Ogni bambino è diverso, e reagisce in modi e tempi diversi ai cambiamenti – continua Nadia – chi non piange all’inizio, a volte  lo fa dopo un mese. Oppure smette di mangiare. Bisogna tenere presente che per lui si tratta di un cambiamento importante, e sicuramente lo avverte come tale.
In questa fase, più il bambino vede sereno il genitori, più vivrà bene l’ambientamento.”

E a casa? Come comportarsi?

A casa è importante verbalizzare sempre gli stati d’animo: (“sei felice?” o “Sei triste?”), e parlare del nido e degli amici.

“L’ambientamento prosegue anche oltre le prime settimane, e nei primi mesi si cerca di attuare strategie con la famiglia per facilitare anche gli inserimenti più complessi.”

Ai genitori, comunque, al momento del distacco viene offerta la possibilità di confronto con il pedagogista e con il coordinatore. Un’occasione che è bene sfruttare se si hanno dubbi o domande.

E si favorisce spesso un confronto con altri genitori. “Ma attenzione – ammonisce Nadia – certi confronti a volte risultano destabilizzanti e mettono ai genitori paure ed ansie. Bisogna invece ricordare che ogni bambino ha un proprio modo di rielaborare ciò che gli succede”.


SCUOLA MATERNA – Paola Bertoncini – maestra con anni di esperienza fra Milano e Trento (nonché carissima amica)

“I primi giorni di scuola materna si cerca di dedicare ai nuovi arrivati la massima attenzione.
Si trovano attività diverse per medi e grandi, in modo che i piccoli si trovino in un ambiente non troppo affollato (circa 10 bambini), calmo e poco rumoroso, e si propongono attività manipolative, che li possano rilassare.”

Nei primi giorni di inserimento si propongono giochi cercando di coinvolgere anche i genitori, con i quali si parla per acquisire informazioni utili: allergie, intolleranze e particolarità del bambino, cosa gli piace fare. Si tratta di informazioni fondamentali per gli insegnanti per poter entrare in comunicazione con il bambino.

“Non è necessario che la maestra conosca ogni particolare, ma è opportuno che sappia se il bambino porta ancora il pannolino la notte, o se la famiglia lo imbocca ai pasti, per esempio.”

Ci sono “formule magiche” per l’inserimento perfetto?

“No. ogni bambino è diverso, e reagirà in maniera diversa.
In linea di massima i papà riescono meglio nella fase di inserimento: sono più decisi e trasmettono più sicurezza, mentre le mamme non riescono a staccarsi facilmente se vedono i bambini piangere.”

È poi importante tenere d’occhio l’insegnante, e ascoltarla: se consiglia di uscire, anche durante il pianto del bambino, è bene seguire il suo stimolo, e andare decisi.

Solitamente sono ben accetti – per i primi periodi – gli oggetti di transizione, che possono aiutare il bambino a trovare la sua calma.

“Poiché i bambini sono parte di un gruppo, il confronto è inevitabile. Vedranno quindi con gioia la mamma o il papà apparire fra i primi al momento di andare via, e, sempre per evitare il confronto negativo e per dimostrare che i genitori si interessano a ciò che riguarda il bambino, è bene ricordare di portare per tempo ciò che occorre a scuola.”

È inoltre una buona pratica quella di coinvolgerli nell’organizzazione delle cose che servono alla materna, e prepararli a ciò che li attende.

“Per quanto riguarda la nanna, per esempio, dopo averli avvisati che dopo pranzo faranno il loro riposino a scuola, potrete preparare insieme le lenzuola. Sulle quali potrete spruzzare una goccia di profumo della mamma.”

Se deve arrivare, comunque, la crisi non sarà necessariamente nei primi giorni di scuola. Spesso, quando ciò accade a gennaio, i genitori si preoccupano pensando che ci sia qualcosa che non va.
Per ogni dubbio, le maestre saranno sicuramente disponibili a fissare un colloquio.

Anche la scuola materna è fatta di coccole, e le maestre, consapevoli che i bambini sono un po’ più grandi, si avvicineranno loro in maniera delicata: abbracci e baci arriveranno con calma, per dare il tempo ai bimbi di conoscerle e fidarsi.

---

Purtroppo questo post si ferma alla scuola materna.
Noi stiamo per affrontare l’ingresso alla scuola elementare, e sarà un nuovo salto nel buio. Che mi emoziona, ma mi mette pure un po’di agitazione.

Ho sempre pensato che i bambini vivano il cambiamento in prima persona, con le loro difficoltà e le loro paure, ma con il supporto competente di chi li affianca in queste fasi tanto delicate. E, chi prima, chi dopo, si adattino egregiamente.

Noi genitori dobbiamo invece gestire tutto da soli, ansie incluse,  subendo le evoluzioni e la crescita dei nostri figli nelle scuole,  senza sapere nulla di ciò avviene in classe (Perché? I vostri figli vi raccontano che succede?).

Alle volte credo avremmo più bisogno noi di rassicurazioni. E mi chiedo: prevedere anche per noi un ambientamento?! ;)

 

di 

Maria Paola Cordella

 

---

Avete figli più grandi alle prese con la scuola? Forse vi interesserà qualche "trucco" su come spronarli a fare i compiti (lo trovate qui), o forse vi chiedete come aiutarli a diventare più autonomi nello studio (ecco un altro breve articoletto qui).

 

Se siete trentini, potrà anche interessarvi sapere dove trovare grembiulini e contrassegni (cercate bavaglini super originali, o un aborraccia personaizzata? trovate tutto nel nostro store!)