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Bambini vs timidezza: per una crescita serena.

- la posta della dott.ssa Isabella Chirico -

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"Cara Isabella, ti scrivo per una situazione che mi sta molto a cuore: capire come potere aiutare la mia bambina di 5 anni ad affrontare il mondo e la vita, convivendo con il suo carattere ma senza che questo la ostacoli.

 

Il suo problema è che se non conosce qualcuno è timida a livelli estremi: si nasconde dietro di me e non c'è modo neanche di farle dire il suo nome, dopo però se riesce a sciogliersi un po’, non è una leader,  però interagisce, se poi prende in simpatia una persona non la molla più.

 

Tuttavia, anche con noi ogni tanto si fa problemi a dire quello che vuole o che pensa: lei dice che è timida, forse pensa di essere sgridata...non so...eppure, io non mi sembro eccessivamente severa, cioè non mi sognerei mai di criticarla o sgridarla per il suo pensiero, ciò che faccio è dirle che la tal cosa non si può fare e perché.

 

Cercando di capire le sue passioni, l'abbiamo iscritta a nuoto e le piace molto ma c'è il cuginetto, ha provato la danza e le piaceva, ma non conoscendo nessuno, non voleva andare e dopo 4 mesi abbiamo dovuto lasciare la scuola.

 

Anche a scuola la maestra mi dice che lei ha le sue 3/4 amicizie e difficilmente gioca con altri, piuttosto si isola a giocare o guardare libri o tenderebbe a stare con le maestre.

 

Lei ha appena compiuto i 5 anni, direi che lo abbiamo notato dai 2 anni e mezzo circa. Le maestre non mi hanno dato grandi suggerimenti, abbiamo concordato che un po’ è carattere e un po’ ci impegniamo noi come genitori a tenerla stimolata al contatto con estranei ma senza forzarla e insistere.

 

                                                                                       Michela

 

 

Cara Michela, mi piacerebbe poterci soffermare un attimo su quello che la nostra società e cultura identificano nella timidezza, comparando i due assiomi introversione e estroversione, caratteristiche più volte influenzate dagli stereotipi o pregiudizi.

 

La persona introversa è quella ripiegata su se stessa, chiusa al mondo esterno, di conseguenza ai contatti sociali. La persona estroversa è quella che si manifesta aperta e interessata, in modo sciolto, all’ambiente esterno e ai contatti sociali.

 

Insieme alle connotazioni più immediate del comportamento, se poniamo l’accento sulla parola introverso o introversa, il pensiero corre a significati quali: chiusa, taciturna, passiva, poco socievole, impacciata o goffa; mentre per estroversa: aperta, comunicativa, spigliata, attiva.

 

Per quanto si possa riconoscere una sensibilità e un’intelligenza profonda e sottile a chi è riservato, rimane di fatto un equivocare la caratteristica come un limite, una barriera, che si può trasformare in antipatia, distanza, altezzosità e altro.

 

I bambini introversi sono in percentuale minoritaria rispetto ai bambini estroversi, essendo visibili e facilmente identificabili; solitari e silenziosi, peculiarità che, nella famiglia, nella socialità e nella scuola specialmente, entrano in netto contrasto con le aspettative di abilità sociale, quali la comunicatività continua.

 

Il bambino espansivo sembra dominare l’universo delle relazioni sociali, per mezzo della volontà comunicativa, con la conseguenza pragmatica di un’emarginazione o auto–emarginazione che il bambino introverso riflette.

 

Ciò a cui noi adulti siamo chiamati a riconoscere nel mondo del bambino timido o introverso, è il suo ambiente elettivo, nel quale convivono e prendono forma i molteplici aspetti della sua sensibilità e intelligenza agli oggetti e relazioni con il mondo esterno, aiutandolo a trasformarli in concetti culturali, quindi a usare il mondo ideale costruito dentro di sé per valutare il mondo esterno (capacità critica) e creare un mondo nuovo (capacità creativa).

 

Come possiamo aiutare il bambino riservato a crescere sereno?

1) In primis, ai genitori e agli insegnanti va il compito di energizzare un’autostima equilibrata del bambino, quindi senza forzare situazioni inadeguate di socializzazione, considerandolo una forza attiva e partecipe con i suoi modi e tempi;

 

2) Stimolare la conversazione preferendo mezzi quali i racconti, fiabe, storie, episodi reali o di fantasia, nei quali il bambino si senta libero di partecipare quando e se lo ritiene utile;

 

3) Focalizzarsi nella capacità empatica di entrare in comunicazione con se stessi e gli altri, partendo dalla sfera delle emozioni, facendo insieme piccoli esercizi di respirazioni profonde; nel trovare insieme un nome a ciò che si prova nelle situazioni di gioia, paura, desideri e pace;

 

4) Praticare sport di squadra quando possibile, oppure il tennis;

 

5) Non intervenire se il bambino entrasse in conflitto con altri bambini: potrebbe avvertire il peso di una sua inadeguatezza, e gli altri bambini percepirlo come remissivo;

 

6) Non usare la parola timidezza o introversione, parlando di lui con altri o di fronte a lui;

 

7) Incoraggiare con spirito di comprensione, affermando: “ anch’io a volte faccio fatica a stare con gli altri, ma poi vedrai che ci si diverte, ognuno di noi ha un lato da scoprire!” – “ Hai salutato anche se eri nervosa, hai fatto proprio bene!” – “ Vedo che sei preoccupata, sono sicura che riuscirai ad affrontare questa situazione!”;

 

8) Preparare il bambino alle novità, o mediare con qualche oggetto a lui particolarmente caro;

 

9) Stimolare ai giochi di ruolo, ossia rappresentando con i suoi giochi situazioni reali di socializzazione;

 

10) Ricordare la ricchezza del silenzio e della parola, nell’espressione dei sentimenti, delle paure, dei desideri, del contatto;

 

11) Allenare alla respirazione lenta e profonda;

 

12) Promuovere la pedagogia del coraggio: trasformando l’apprensione in umorismo a profusione, sorridere distende e calma.

 

Ricordo nuovamente che ogni bambino è un caso unico e irripetibile, pertanto è bene vigilare con amorevole attenzione agli stati d’animo dei propri bambini, nel caso in cui ansia o tristezza dovessero acuirsi, valutare la possibilità di incontrare uno specialista di supporto psicologico.

 

                                                      dott.ssa Isabella Chirico

 

Consiglio letterario

Raccolta di fiabe per aiutare i bambini a superare le loro paure:

“Ciripò, Lilli, Rataplan e altri animali paurosi. Favole per aiutare i bambini a vincere le ansie più comuni.”(Centro Studio Erickson, pp.155, € 14,50)

 

A scelta:

Margot S. (2005). "Aiutare i bambini... con poca autostima", Erickson.

Plummer D. (2002). "La mia autostima", Erickson.

Pope A., McHale S., Craighead E.(2008). "Migliorare l'autostima", Erickson

 

Film

“Happy Feet” – Regia G. Miller (2006) – Premio Oscar come miglior film d’animazione.

 

 

Citazione

“Nel mio silenzio, anche un sorriso può far rumore.“ (Lucio Battisti)