Barbie, principessa rosa dal passato femminista

Con la Barbie ci abbiamo giocato più o meno tutti e se siamo genitori probabilmente ci giochiamo ancora con piacere.
Io avevo la Barbie Fior di Pesco. Mi piaceva molto il suo abito con la cintura a fiore in tulle, ma quella è rimasta la mia unica Barbie perché non sono mai stata un’appassionata. Ho sempre ritenuto le Barbie troppo melense, con quel rosa onnipresente e gli immancabili abiti da principessa.
Perciò quando il mese scorso sono andata al Musée des Arts Decoratifs di Parigi per visitare una mostra sulla moda francese dal XVIII secolo ai giorni nostri e ho appreso che in contemporanea era possibile visitare una mostra su Barbie, ho subito escluso di voler acquistare il biglietto cumulativo proposto. Per fortuna, mia mamma era con me e mi ha convinta a dare una rapida occhiata, anche perché di sicuro un’esposizione del genere non ci avrebbe preso molto tempo.
Ebbene, sbagliavo a snobbare le Barbie e a pensare che sarebbe stata una mostra da liquidare rapidamente.
Il museo parigino ha dedicato alla celebre bambola della Mattel ben due piani splendidamente allestiti per illustrare tutta la storia di Barbie e il suo variegato universo.
Così ho appreso che Barbie è nata negli anni Sessanta, fortemente voluta da Ruth Handler – moglie di uno dei fondatori della Mattel e successivamente lei stessa membro della direzione dell’azienda statunitense -, che desiderava dare alle bambine la possibilità di giocare con una bambola che permettesse loro di immaginarsi da adulte.
Si tratta di una vera rivoluzione, perché Barbie incarna l’immagine di una donna emancipata, single, indipendente e soprattutto... Barbie svolge mille professioni, incluse quelle storicamente considerate “maschili”.
Con grande piacere e stupore ho ammirato una Barbie astronauta, creata dalla Mattel ben prima dello storico allunaggio del 21 luglio 1969, poi c’erano Barbie poliziotto, soldato, chirurgo, ranger, pilota di Formula 1, atleta olimpica, donna d’affari, ecc. ecc. Si tratta sempre di Barbie precedenti agli anni Novanta, anzi, moltissime di queste sono nate negli anni Sessanta e Settanta.
È stato bellissimo riscoprire queste bambole sotto una luce inedita - almeno per noi europei, perché a quanto pare negli USA la scelta fra professioni diverse è sempre stata decisamente più vasta che in Europa.
E le Barbie principesse rosa? Sono un’invenzione commerciale degli anni Ottanta e Novanta, realizzata per contrastare il calo di popolarità della bambola cavalcando il trend delle fiabe più amate dalle bambine.
Insomma, il marketing ha trasformato Barbie da donna indipendente e dedita alla carriera in principessa stordita dalla sua irrefrenabile passione per trucco, parrucco, abiti e accessori.
Un vero peccato se si pensa alla diffusione capillare delle Barbie in tutto il mondo, anche grazie alle innumerevoli varianti della classica bambola bionda, che rispecchiano colore di pelle, capelli, occhi e fisionomie delle donne di quasi ogni parte del globo. Cosa ci sarebbe di meglio di una Barbie come ambasciatrice della parità di genere e dell’emancipazione femminile? Basti pensare che già oltre tre decenni fa svolgeva ogni tipo di professione.
La mostra è molto interessante da guardare sia da soli che in compagnia dei propri figli, che magari si potranno appassionare quanto noi alle mille professioni di Barbie, incominciando a giocarci secondo quelle che erano le intenzioni della sua creatrice, ovvero per immaginarsi da adulti, con la loro professione e la loro vita indipendente.
Per i bambini è stata allestita anche una mini ludoteca al centro del primo piano dell’esposizione, dove possono divertirsi a giocare con le Barbie, i Ken e gli altri personaggi e accessori Barbie messi a disposizione.
Segnalo anche, per gli appassionati di moda, la sezione dedicata alla collaborazione fra Barbie e i maggiori stilisti di Alta Moda contemporanei, da Christian Louboutin a Karl Lagerfeld passando per Burberry e Valentino e un’altra sezione ancora che mostra Barbie in versioni che rimandano alle varie mode del momento (dallo stile hippie alle capigliature colorate tornate in voga da un paio d’anni a questa parte).
La mostra resterà a Parigi fino al 18 settembre, perciò se siete nella ville lumière non perdetevela, è un’occasione perfetta per condividere un bel momento in famiglia o per ritornare un po’ bambini.
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