I genitori di oggi? Tratteggiati in 5 macrocategorie ne "L'arte di negoziare con i figli"
21 ottobre 2015
«Il mestiere più difficile? Quello del genitore».
Indubbiamente la funzione educativa è diventata, negli ultimi anni, sempre più complessa. Lo psicoanalista Giuseppe Maiolo e la psicologa e psicoterapeuta infantile Giuliana Franchini si misurano quotidiamnamente con questa realtà.
«Sospinti dal bisogno di sapere come fare e come comportarsi con i figli – scrivono gli autori – afflitti da una crescente quantità di dubbi, i nuovi genitori si interrogano di continuo e con non poca sofferenza sulla funzione educativa».
Per affrontare questa delicata fase è necessario un cambio di prospettiva. «La sfida per i nuovi genitori non è tanto quella di saper fare quanto piuttosto il saper essere», sottolineano Maiolo e Franchini. «Il che vuol dire tentare ogni giorno di non farsi catturare dal mito del genitore perfetto cui oggi si aspira sempre di più, e accontentarsi di essere sufficientemente buono, come diceva lo psicoanalista inglese Donald Winnicott».
E gli autori tratteggiano in "L’arte di negoziare con i figli" - pubblicato dalle Edizioni Centro Studi Erickson di Trento - cinque tipologie di «nuovi genitori».
il comandante: una tipologia che un tempo dominava, basandosi sul concetto di capofamiglia, ma che anche ai giorni nostri non è del tutto scomparsa, anche se è meno diffusa.
il coniglio: preoccupato di tutto, guardingo, sempre in allarme. Concentrato sui pericoli, tende a essere insicuro e proteggere oltre misura.
il bonsai: mai cresciuto e rimasto sempre piccolo e poco visibile. Più di apparenza che consistente sul piano formativo ed educativo, è in difficoltà nell’affrontare le responsabilità della funzione genitoriale.
lo Sherlock Holmes: non si accontenta facilmente di quello che fa, è sempre sulla traccia di qualcosa di nuovo da scoprire. Osserva e ascolta attentamente e sa calarsi nei panni degli altri con empatia. Un genitore esigente, ma non pretenzioso.
il ponte: quello che rappresenta la costruzione più difficile da realizzare perché deve collegare con equilibrio due sponde. Quello che dovrebbe fare un genitore sufficientemente buono, che riconosce a se stesso le sue responsabilità e la sua nobile funzione di accompagnare un figlio da un territorio all’altro.
Strumento di aiuto nelle situazioni problematiche è la mediazione: «Saper negoziare con i figli non vuol dire rinunciare a fornire regole e limiti, né significa trasformare in un parlamentino quotidiano la realtà familiare, ma sviluppare buone relazioni a partire dalla capacità di trovare soluzioni insieme e individuare obiettivi condivisi».
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